domenica 5 luglio 2015

IL PREZZO DELL'ARTE: VENDERE L'ANIMA (di STEFANO FELTRI)

LO SCULTORE
Quando uno ha avuto il successo di SCOTT McCLOUD nello spiegare- a FUMETTI- come si fanno FUMETTI, è poi molto rischioso poi tornare dalla teoria alla pratica. Migliaia di lettori sono pronti a cogliere la minima imperfezione per rifugiarsi nel detto "chi sa fa e chi non  sa insegna".

"LO SCULTORE" è un lavoro ambizioso, non solo per le dimensioni, quasi 500 pagine. Vuole essere molte cose insieme: un FUMETTO sulla potenza dell'arte, sull'amore come unica risposta alle assurdità della vita e anche sulla città di NEW YORK e sul libero arbitrio.

La trama evoca il settimo sigillo di INGMAR BERGMAN, anche qui il protagonista, lo scultore frustrato DAVID SMITH, si trova a giocare a scacchi con la morte, per l'occasione incarnata da un prozio defunto. DAVID diventerà il talento che ha sempre desiderato, potrà scolpire il mondo con le sue mani nude. Ma dopo 200 giorni morirà. La morte mantiene la promessa, ma scopre che in una città come NEW YORK essere bravi non basta, il "sistema" delle relazioni (galleria, amicizie, mediatori) serve a uno scultore più di qualunque patto faustiano.

DAVID incontra l'amore, MEG è una ragazza incline alla depressione, lo aiuta a trovare fiducia in se stesso ma anche a capire che l'arte e il successo non bastano ad appagare. In un continuo attraversare i generi, con un gioco sui cliché che sfiora pericolosamente la banalità, SCOT McCLOUD trasforma il suo scultore quasi in un super eroe che usa il talento ottenuto dal passato con la morte per un'opera un po' estrema di urban art, cambiando volto alla città e ai suoi impersonali grattacieli che riducono ogni vita a un punto sul marciapiede lontano.

Ma scappare dal proprio destino sembra inutile. Eppure sembra la lezione di McCLOUD, non sono mai banali, il libero arbitrio resta potente anche nel più deterministico dei contesti. E se la storia dello scultore con dei super poteri sembra assurda, basta pensare che in fondo sono milioni gli americani (e occidentali in genere) che rinunciano alla vita, alla famiglia e agli amici convinti di possedere un talento che li renderà celebri, o almeno ricchi.

Ci illudiamo di meritare molto più di quello che abbiamo, di essere disposti a sacrificare molto o tutto per ottenere il nostro posto nella società. E quando scopriamo il prezzo da pagare, è troppo tardi.

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