sabato 28 novembre 2015

UN'ANTOLOGIA SPIEGA IL SUCCESSO DEI PRIMI SUPER EROI DELLA MARVEL

MEZZO SECOLO DI FANTASTICI QUATTRO: L'IDEA CHE GLI AMERICANI HANNO DELLA FAMIGLIA

Ammetto di non aver ancora avuto il coraggio di vedere il nuovo film dedicato ai FANTASTICI QUATTRO. Se ne parla da mesi come di un flop annunciato, quasi auspicato all'inizio degli anni Duemila, la MARVEL affidava a produttori esterni i suoi personaggi, ora che è parte della DISNEY gestisce tutto da sola. Ma SPIDER MAN è ancora della SONY e i FANTASTICI QUATTRO della FOX. E i loro film non si svolgono nello stesso universo narrativo  di quelli dei MARVEL STUDIOS.

Chi resta deluso non osa vedere il film di JOSH TRANK, può rifugiarsi in uno splendido volume PANINI pubblicato per l'occasione, NOI SIAMO I FANTASTICI QUATTRO. E' un'antologia dei momenti fondamentali della storia del super gruppo più famoso, che ha dato inizio nel 1962 alla mitologia della MARVEL COMICS. Un pilota, uno scienziato, sua moglie e il fratello di lei volano nello spazio per studiare i raggi cosmici prima dei sovietici, ma ne vengono bombardati ricevendo strani poteri.

Il pilota BEN GRIMM diventa un mostro di roccia, la cosa, lo scienziato REED RICHARDS ha un corpo di gomma, MISTER FANTASTIC, JOHNNY STORM brucia come una torcia umana e SUE RICHARDS è la Donna invisibile. Questo volume aiuta a capire le ragioni di un successo: i FANTASTICI QUATTRO sono una famiglia, anzi l'idea che hanno gli americani della famiglia come valore supremo, più che come pratica quotidiana di condivisione, un ideale cui tendere che solo di rado le circostanze e la geografia promettono di realizzare.

Se togliete i cattivi spaziali, le battaglie cosmiche, le macchinazioni del DOTTOR DESTINO e le macchine spettacolari disegnate da JACK KIRBY, restano i problemi con l'adolescenza di JONNY, la comprensione della specificità e del proprio ruolo nella famiglia, con i superpoteri come iperbole delle caratteristiche individuali ( e ovviamente è proprio la donna che si limita a diventare invisibile, negli anni Sessanta poi con l'emancipazione conquisterà altri poteri), i lutti.

Le prime storie di STAN LEE sono invecchiate peggio dei disegni di JACK KIRBY, ma restano capolavori di un genere che ha sempre cercato di replicare quel senso di meraviglia sviluppato in un epoca come gli anni Sessanta. Gli altri autori del volume, da JOHN BYRNE a ALAN DAVIS, risultano tutti ben incasellati nel loro periodo storico.Ma è il bello dei supereroi: usano archetipi e situazioni codificate per raccontare il presente, oltreché per divertire. Per questo è cosi interessante rileggere queste storie a distanza di anni.

domenica 22 novembre 2015

UN GIOVANE MILIARDARIO AMERICANO SI TRASFERISCE SU UN'ISOLA DI RIFIUTI

L'ULTIMA FRONTIERA DELLA CULTURA DEI PIONIERI: DOMINARE L'AVANZATA DELLA SPAZZATURA.

Negli ultimi anni c'è un filone di grande successo nei comics d'autore, quelli che stanno al confine tra prodotto di massa e nicchie sofisticate: il racconto dello stato di natura, di società senza politica che cercano, per errori e tragedie, di darsi un ordine. Di solito in un mondo post-apocalittico.

E' un tema che domina THE WALKING DEAD, per esempio, ma anche Y THE LAST MAN O, in ITALIA, ORFANI. La serie GREAT PACIFIC, scritta da JOE HRRIS e disegnata da MARTIN MORAZZO, abbina queste suggestioni - frutto inevitabile di una società sempre più spopolata e ridotta alla sua dimensione individuale con le angosce da cambiamento climatico. Che, per una volta diventano tangibili, invece di rimanere limitate alle statistiche o alla fantascienza.

CRIS WORTHINGTON eredita una compagnia petrolifera, ma gestirla non è nei suoi piani. Finge la propria morte e si trasferisce sulla grande chiazza di rifiuti nel Pacifico (non è un'invenzione di JOE HARRIS, esiste d'avvero).

Stando a WIKIPEDIA, la grande chiazza ha una superficie che sta tra i 700.000 e i 10milioni di chilometri quadrati, più grande della SPAGNA, più piccola degli STATI UNITI. Il giovane CHRIS è armato soltanto di una tecnologia che è capace di dissolvere gli idrocarburi (a BARACK OBAMA farebbe comodo nel golfo del MESSICO).

La grande chiazza viene ribattezzata dal conquistatore "NUOVO TEXAS", C'è una certa ironia perché nessun Stato AMERICANO simboleggia meglio del Texas quella cultura del consumo e dello spreco che genera le chiazze di rifiuti del Pacifico.

I disegni e il contesto sono da puro FUMETTO action, le tavole di MARTIN MORAZZO da colossal ad alto budget, gli effetti speciali non mancano (c'è perfino il calamaro gigante, mutato a causa della spazzatura).

La chiave di lettura della sfida climatica è l'aspetto più interessante, che gli ambientalisti dovrebbero studiare: gestire le conseguenze del consumo può essere vista come una scelta francescana, triste, magari mascherata sotto la patina di slogan come "la decrescita felice". Oppure può diventare una sfida epica, come la conquista del WEST, uno sforzo titanico dell'uomo per riaffermare il proprio dominio sul mondo, dovendo vincere ancora una volta la natura, diventa ostile proprio in conseguenza di uno stile dai troppi effetti collaterali.

Di GREAT PACIFIC è uscito il primo volume. Aspettiamo il secondo.

domenica 15 novembre 2015

IL FUTURO DISTOPICO (E DALTONICO) DI UN CACCIATORE DI SERISL KILLER

MORGAN LOST, IL TRIONFO DELLA BUROCRAZIA IN UN MOMENTO GRIGIO E ROSSO SANGUE

Nella fantascienza distopica tutto l'interesse sta nei dettagli MORGAN LOST, la nuova serie della BONELLI, ha ingredienti già sperimentati: futuro non precisato, cacciatori di taglie che devono fermare i serial killer in uno schema che ricorda un po' quello della DECIMA VITTIMA, il film di ELIO PETRI, un po' di nostalgia per il passato (in NATHAN NEVER c'è il culto dei libri di carta, qui dei B. MOVIE horror che piacciono tanto anche a DYLAN DO, c'è l'assassino in carcere e qualcuno che replica i suoi delitti, un "copycat").

Fin qui tutto noto e non particolarmente originale. Ma CLAUDIO CHIAVEROTTI, sceneggiatore conosciuto per DYLAN DOG e per aver scritto per vent'anni un FUMETTO strano come BRENDON (un po' fantasy, un po' steanpunk, un po' gotico) usa regole consolidate di genere come gabbia su cui innestare idee fresche. Il suo eroe, MORGAN LOST, nome un po' pretenzioso, è daltonico, per questo i disegni di MICHELE RUBINI sono in una scala di grigi con sprazzi rossi, colorazione utile in una storia dove il sangue abbonda.

CHIAVEROTTI usa quel mix tipico di DYLAN DOG tra allucinazioni,  sogni e realtà che permette le peggiori efferatezze senza subirne le conseguenze,  e questa peculiare bicromia aiuta. La mascherina del protagonista pare un omaggio allo spirit di WILL EISNER è un finto cliché: già dal primo numero si scopre che è stata tatuata da un pazzo sadico e non un vezzo da super eroe.

Ma è il contorno a rendere interessante MORGAN LOST. La megalopoli in cui si muove il cacciatore di taglie è lenta, pesante, con un misto di design anni trenta e tecnologia più recente, le auto hanno ancora i cofani bombati e per consultare gli articoli dei giornali bisogna andare in un'emeroteca invece che su Google.

C'è una spiegazione a un certo punto la storia ha preso una direzione leggermente diversa da quella che conosciamo, ci sono state variazioni non piccole (HITLER è stato ucciso da MARLEN DIETRICH, ALBERT EISTEIN non è riuscito a fare lo scienziato ed è diventato un romanziere di fantascienza). Ma la più rilevante è che tutto il potere è passato dalla politica ad una casta di burocrati che, par di capire, ha imposto un ritmo rallentato al progresso, soffocato dalle pratiche e dalle procedure.

A 26 anni dalla caduta del muri di BERLINO, questo filone della "fantascienza burocratica" si è ormai inaridito. Ma CIAVEROTTI vive e lavora in ITALIA, quindi sa che trovarsi governati dalla burocrazia è non solo possibile ma esperienza quotidiana. Ed è questo il vero orrore al centro del FUMETTO

mercoledì 11 novembre 2015

VENT'ANNI DOPO IL MARINAIO E' TORNATO CON DUE NUOVI AUTORI

ANCHE SENZA PRAT, CORTO MALTESE E' (QUASI) LO STESSO: INQUIETO, IMPERFETTO E LIBERO.

Come sempre succede in questi casi, si parla molto di più dell'operazione editoriale che del fumetto: vent'anni dopo la morte di UGO PRATT, è uscita una nuova avventura del suo personaggio più famoso, CORTO MALTESE. Realizzata da un team di autori nuovi, ai testi JUAN DIAZ CANALES e ai disegni RUBE'N PELLEJERO.Il potenziale commerciale è evidente, basta guardare la copertura pubblicitaria che ha avuto SOTTO IL SOLE DI MEZZA NOTTE, questo il titolo del volume pubblicato da RIZZOLI LIZARD.

E' inevitabile che chi ha amato il CORTO originale si eserciti a trovare le differenze. Il CORTO scritto da CANALES non è male, ha l'eleganza e l'apparente immobilismo di quello di PRATT, si muove quasi a scatti, ora c'è ora scompare, sembra sempre altrove anche quando è nel mezzo dell'azione. La trama è molto pratiana, ci sono itinerari di viaggio incomprensibili, mille comprimari ben cesellati, la giusta dose di esotismo consapevole,. Eppure- il difetto è lo stesso di BLACKSAD, la serie che ha reso famoso CANALES- ogni tanto scade verso il cliché, la soluzione più facile, basta vedere il finale (di solito sono le storie di TOPOLINO che si chiudono con una bella risata, non quelle del FUMETTO d'autore).

I disegni di PELLEJERO evocano l'originale. Ma, come l'artista spagnolo osserva negli appunti in coda al libro, ci sono tanti CORTO MALTESE. Quello della BALLATA NEL MARE SALATO non ha quasi nulla in comune con il personaggio disegnato da PRATT, un paio di decenni dopo che chiude le sue avventure nel volume dedicato a MU, la città perduta.PELLEJERO è cosi libero di creare una sintesi tra quei due estremi, tutto sommato il suo compito è più facile di quello di CANALES.

Nel complesso l'operazione è riuscita, le vendite non mancheranno (ma chissà se i lettori resteranno anche per i prossimi numeri, inevitabili, episodi). Eppure manca qualcosa. C'era un senso di provvisorietà, di incompiutezza nelle storie di PRATT che veniva alimentato anche da dettagli come un personaggio che iniziava a parlare in una vignetta e finiva in quella dopo, tanto aveva da dire, rompendo il patto tacito con il lettore che vive la gabbia grafica come un separatore di momenti diversi.

Nessuno può dire di aver mai capito davvero CORTO MALTESE, tranne forse PRATT. Un eroe nemico di ogni ortodossia non poteva diventare una mummia. E' vivo, si muove, cambia, imperfetto e libero come sempre.

domenica 8 novembre 2015

DIALOGO IMMAGINARIO MA NON TROPPO TRA IL FUMETTISTA E IL POETA

L'INTERVISTA POSSIBILE DI DAVIDE TOFFOLO AL "SIGNOR PASOLINI", TROVATO IN UNA CHAT

Tutti sanno qualcosa di PIER PAOLO PASOLINI, anche quelli che non hanno mai visto uno dei suoi film o letto uno dei suoi libri. E' rimasto sullo sfondo, in questi 40 anni, presenza ingombrante in un paese incapace di rimuoverlo.

DAVIDE TOFFOLO è un FUMETTISTA bravo, uno dei migliori in Italia, anche se il suo ultimo libro (graphic novel is DEAD) non era riuscito. Tredici anni fa, quando era davvero un autore underground dei TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI, ha pubblicato il suo capolavoro. L'anno è il 2002, la casa editrice LA BIBLIOTECA DELL'IMMAGINE, di Pordenone, lassù in quel Friuli dove era cresciuto PASOLINI e nel 1965 nato TOFFOLO.

Un piccolo libro, un po' verticale, strano. Anche per il contenuto: c'è TOFFOLO che conosce in una chat un certo signor PASOLINI, e soprattutto che parla con lui.si incontrano, registrano interviste, dopo l'ultimo incontro le visioni poetiche hanno il sopravento, la morte del poeta diventa una sequenza di scene senza sfondo, con TOFFOLO armato di mannaia che taglia gli arti di PASOLINI, su una richiesta.

"E' la predestinazione", dice PPP, i figli devono essere puniti se i loro padri hanno peccato. nessuno è innocente nella morte di PASOLINI, nessuno può considerarla estranea alla sua esperienza di cittadino e di uomo.

Però il PASOLINI di TOFFOL, che torna ora per RIZZOLI LIZARD (nova edizione dopo quella di qualche anno fa per COCONINO), non è dedicato al polemista, all'autore di scritti Corsari all'inchiesta ossessiva di PETROLIO. TOFOLO cerca di capire il poeta, che pensa al romanzo al cinema perché li era a più stretto contatto con la vita, senza la mediazione della parola. Per questo al suo "si. PASOLINI), avatar dell'originale, attribuisce parole che PASOLINI ha davvero pronunciato o scritto.

Il lettore non può scegliere del tutto l'ambiguità: il PAOSLINI di TOFFOLO è un fantasma? O è un costrutto narrativo quasi mostruoso, un personaggio dell'immaginazione che si appropria di pensieri e frasi di un altro, il PASOLINI originale? Tutti noi lettori dell'opera di PASOLINI, noi contaminati dalle sue idee, non possiamo dire di conoscere il vero PPP, al massimo possiamo procedere per approssimazioni nel tentativo di costruircene uno nostro, personale. Sempre disturbante.

Lui è morto, i suoi libri, i suoi articoli, i suoi film sono invecchiati- non sempre bene- ma quello sguardo inquieto sulla realtà italiana, quell'approccio onesto all'arte  resistono, senza tempo, necessari e senza eredi.