sabato 8 febbraio 2014

LA SINDROME SHOAH DI PADRE IN FIGLIO

 LA SECONDA GENERAZIONE
Ogni anno la giornata della memoria offre agli editori l'incentivo giusto per mandare in libreria volumi dedicati alla SHOAH. Dopo MAUS di ART SPIEGELMAN abbiamo capito che il FUMETTO è più potente della letteratura e perfino del cinema nel raccontare l'indicibile, solo il filtro della narrazione grafica, intrinsecamente meditata come i romanzi ma più sincera ed onesta del cinema, permette di cogliere qualche frammento dell'episodio più difficilmente comprensibile del novecento.

MICHEL KICHKA, un FUMETTISTA israeliano dal tratto umoristico, si confronta con lo stesso tema di SPIELGELMAN il passagio della memoria della SHOAH dalla generazione dei sopravissuti a quella dei figli. KCHKA non racconta solo la storia del padre, la sua vita di rivincita e  traumi rimossi dopo AUSCHWITZ che trova un senso quando scopre lo status di sopravissuti e ribalta i traumi in una fonte di legittimazione, in una definitiva resa all'ombra del lager sull'intera esistenza .

Il centro del romanzo di KICHKA è invece, fin dal titolo, "LA SECONDA GENERAZIONE", come i figli di AUSCHWITZ vivono l'eredità del campo di concentramento, il loro costante tentativo di riscatto ed emancipazione da una storia che non hanno vissuto ( e per questo quasi vengono fatti sentire in colpa dai padri, perchè non possono capire), ogni successo scolastico o professionale è una rivincita sulle SS.

MICHEL diventa un FUMETTISTA e anche se lascia il BELGIO per ISRAELE  e rifiuta di andare in visita ad AUSCHWITZ col padre nonostante le pressanti richieste, a modo suo riesce a trovare un equilibrio. Suo fratello CHARLY no, e si suicida: "non ho il diritto di avercela con papa, la colpa è tutta di hitler", rimugina MICHEL.Ma non è del tutto vero. Il segno morbido e le tavole ariose, con poche vignette e molto bianco, di  KICHKA non attenuano il disagiodi una eredità di sofferenza che diventa essa stessa fonte di dolore, quasi come se l'unico modo di sopravvivere il ricordo del lager sia condividerne la sofferenza, trasettendone un frammento anche alla "SECONDA GENERAZIONE". Una persecuzione che usa le vittime come strumento per continuare a perpetuarsi raggiungendo anche chi non ha visto i LAGER.

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