domenica 15 dicembre 2013

DIABOLIK, SUCCESSO MUMMIFICATO (di STEFANO FELTRI)ù

DIABOLIK 800-- OTTOCENTO LACRIME DI GHIACCIO

Nel numero 800 della sua serie mensile, DIABOLIK con EVA KANT e una amica archeologa riescono a trovare un tesoro perduto, ovviamente lo trovano, dietro una parete di roccia dove i resti dell'antica civiltà si sono conservati perfetti nonostante i due millenni trascorsi deal cataclisma che li aveva cancellati.

Ecco che DIABOLIK è cosi: immobile, sembra prelevato da un'altra epoca storica, non è cambiato da quando le sorelle GIUSSANI lo inventarono nel 1962 come lettura da treno per i pendolari lombardi. O meglio, in qualcosa è diverso: non ha più alcuna carica trasgressiva, il fascino sicuro delle K e del nero è stato cancellato dalle evoluzioni dalla società che dovevano scandalizzare.

Da tempo DIABOLIK non è più un'icona del male, ma un caso psicanalitico: perché da 50 anni continua a turbare e a conquistare ricchezze che dovrebbero reso ormai più danarosa di WARREN BUFFET? il suo mondo è sempre stato poco più di un fondale teatrale, dove il tempo sempre stato poco più di un fondale teatrale, una città di inquetante perfezione piccolo borghese.

CLERVILLE, dove il tempo sembra seguire un percorso non lineare, come in certi incubi. Nel numero 800 i personaggi parlano con i cellulari anni novanta, parallelepipedi neri, non c'è traccia di connessioni internet, le rapine si fanno ancora come una volta, sfondando muri e facendo esplodere casseforti. DIABOLIK è incapace di evolversi perché bidimensionale, privo di emozioni, il FUMETTO mensile del "re del terrore" è sempre un pezzo di artigianato ben fatto, comprensibile a tutti ( la storia deve essere semplice semplice), con una narrazione grafica scandita in chiare vignette didascaliche.

Nel numero 800 si celebrano i 50 anni di attività del disegnatore ENZO FACCIOLO, dal tratto netto e accurato. Nel perpetrarsi sempre uguale a se stesso, DIABOLIK si è mummificato, a qualcuno piacerà ancora, ma difficile riesca a catturare nuovi lettori, anche se è quasi commovente il modo in cui lascia trasparire l'immagine di un'ITALIA ormai lontanissima, l'ultima eco di una epoca più ingenua dove i ladri derubano i ricchi collezionisti e non lo SATO o i poveri risparmiatori usando strumenti finanziari semi-legali.

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