domenica 28 febbraio 2016

BLAST, OVVERO LA NECESSITà DI MANIPOLARE I PROPRI RICORDI PER CONTINUARE A VIVERE

Se vogliamo scegliere un FUMETTO dell'anno per il 2015 la scelta deve cadere su BLAST di MANU LARCENET. Il quarto volume è uscito da poco per COCONINO PRESS-FANDANGO,. ultimo tomo (oltre 200) pagine di un'opera molto ampia. Ma che, come i lavori di LARCENET, non è mai eccessiva: LARCENET si è fatto conoscere grazie a una combinazione rara nel FUMETTO francofono, cioè i tratti tipici della bande dessinèe umoristica, arrotondati, gradevoli, abbiamo però storie drammatiche (basti ricordare il suo capolavoro, LO SCONTRO QUOTIDIANO).

BLAST è un FUMETTO che può lasciare perplessi soprattutto il primo volume: LARCENET dedica centinaia di pagine a uno dei protagonisti più sgradevoli della storia della letteratura, un uomo obeso dal nome assurdo ( POLZA MANCINI) che sceglie di abbandonare una vita ordinaria per inseguire la libertà, lontano dalla moglie, dal lavoro, nei boschi, nelle periferie.

Questa è un epoca che non consente idilli, bucolici, l'unica libertà possibile è quella del nichilismo: POLZA vive di merendine, sbronze solitarie, stordimenti chimici di stupefacenti. Il massimo della liberazione, per POLZA MANCINI, arriva attraverso i "BLAST", esplosioni cerebrali di colori che rendono all'improvviso il mondo leggero, bello.Una specie di delirio felice che di solito arriva dopo una congrua dose di alcol e di pillole.

Tutta la narrazione è costruita secondo il modello reso celebre dalla serie TRUE DETECTIVE (successiva all'inizio del FUMETTO di LARCENET), cioè un interrogatorio di due poliziotti che cercano di capire non tanto se POLZA è colpevole, ma perché. Per spiegarlo bisogna risalire all'inizio.

Con il passare delle pagine, POLZA inizia a sembrare sempre meno orribile, quasi simpatico, di certo comprensibile, rispettabile nel suo tentativo di costruirsi una vita non convenzionale. Il suo resoconto agli agenti sembra dimostrare che comprendere tutto significa giustificare tutto.

Solo nelle ultime pagine si capisce che BLAST è un'opera sull'incredibile capacità umana di giustificare, in retrospettiva, tutto quello che abbiamo fatto, di modellare l'infida materia dei ricordi per costruire il passato che ci consente di non disprezzarci. Di continuare a vivere.

Il disagio delle prime pagine che LARCENET ha sfumato e trasformato in empatia nei quattro volumi torna a travolgere il lettore quando capisce  lo iato tra i ricordi di POLZA e la realtà. E lo travolge con la forza di un "BLAST".

sabato 27 febbraio 2016

SI PUO ANCORA FARE UN FANRASY A FUMETTI SENZA SCOPIAZZARE HARRY POTTER

ROBERT KIRKMAN Ha molte qualità. La migliore, forse, è di aver saputo approfittare del successo della sua serie più celebre, THE WALKING DEAD, per sviluppare un'etichetta di FUMETTO indipendente ma MAINSTREAM, SKUBOUND. Che dimostra come nell'affollata scena fumettistica americane si possa competere con i colossi (MARVEL, DC) a colpi di buone idee e grandi disegnatori, senza rifugiarsi nelle nicchie ma con serie pensate per il grande pubblico. Come BIRTHRIGHT, appena portata in ITALIA da SALDAPRESS.

A guardarlo sembra il solito fantasy con il solito spadone e l'eroe muscoloso, tipo CONAN IL BARBARO.Invece BIRTHIGHT è un FUMETTO intelligente: lo scrittore, JOSHUA WILLIAMSON, padroneggia alla perfezione tutti i cliché del genere, e non ce ne risparmia nessuno. Ma li usa in modo non banale, denunciandone l'artificiosità.

Non si può qui svelare troppo della trama, ma in breve: un bambino scompare nella foresta, la polizia sospetta che il padre lo abbia ucciso. Invece è finito in un altro mondo di orchi, draghi ed epiche lotte tra bene e male. Torna sulla terra pochi mesi dopo, ma per lui sono passati anni, è diventato un eroe, un condottiero, armato di uno spadone, e ora deve difendere la terra da alcuni demoni del suo mondo. O almeno cosi dice. peccato che sia quasi tutto falso.

I disegni di ANDREI BRESSAN, co i colori degni di menzione di ADRIANO LUCAS, vogliono stupire, ma senza affogare il lettore di dettagli. Le tavole si aprono spesso, ariose, su grandi vignette per i momenti spettacolari, ma tutto è funzionale a creare un ritmo narrativo, per assecondare i continui ribaltamenti della trama.

BIRTHRIGHT è un grande FANTASY, moderno, che sfugge a quella deriva un pònerd di quei FUMETTI che cercano ancora di stupire i lettori con strani animali e lingue inventate, come se fossimo ancora negli anni trenta di FLASH GORDON.

La scelta di puntare su un FANTASY metropolitano autoironico e demistificatorio toglie quella patina di ingenuità che spesso avvolge il genere. Oppure forse tutta la struttura FANTASY serve soltanto a mascherare un FUMETTO sull'implosione di una famiglia, sulle incomprensioni tra marito e moglie, sulle gelosie tra fratelli, sulle storie che ci raccontiamo per sopravvivere nell'adolescenza (la foresta da cui il bambino esce alto, barbuto e muscoloso non è forse quella della pubertà?).  Chissà.

domenica 21 febbraio 2016

TRAGEDIE MINIME DI UN'ESTATE SICILIANA. LA DISTANZA LOGORAOGNI SENTIMENTO.

LA DISTANZA
Se pensate che i millennial vivano come caratteristica della loro generazione la tecnologia, vi sbagliate. I ventenni o trentenni oggi hanno un altro denominatore comune: LA DISTANZA. I loro padri erano uniti dall'impegno politico, i loro cugini più grandi dal consumismo anni ottanta. I millennial sono accumunati soprattutto dalla lontananza, essere connessi, sempre, ovunque,  e' conseguenza di questo.

E' soltanto un palliativo LA DISTANZA è anche un graphic novel firmato insieme da un cantautore LORENZO URCIULLO, noto come COLAPESCE, e dal fumettista affermato ALESSANDRO BARONCIANI

Per molti aspetti LA DISTANZA si può inserire nel filone ormai troppo ricco e ripetitivo dei piccoli eventi senza importanza capitati a un autore di fumetti che, privo di maggiori spunti creativi, li condivide con i lettori trasformandoli in storie (ZEROCALCARE è l'interprete massimo di questo genere).

BARONCIANI procede con una sequenza  di riquadri giustapposti, qualche spazio bianco quando il ritmo deve rallentare, atmosfere date dai colori più che dal tratto (i volti sono privi di dettagli, come spesso gli sfondi). Le pagine scorrono via leggere, frenate solo da una scansione in vignette non sempre immediatamente comprensibili.

NICOLA viene a LONDRA, deve raggiungere la fidanzata, ma prima organizza un giro nella sua SICILIA, per partecipare a un festival rock. Come se avesse ancora 16 anni e non 30. Per caso si trova due compagne di viaggio, FRANCESCA e CARLOTTE.

Chi vin ce tra due ragazze vicine in vacanza e una fidanzata lontana? Per molte pagine resta il dubbio. Poi c'è un'accelerazione finale, dove gli equilibri cambiano all'improvviso, poi di nuovo, NICOLA si trova di fronte a un bivio. E sceglie. Se lo leggerete capirete cosa prevale. Ma quel che conta sottolineare qui è che, pur appartenendo al filone dell'autobiografismo ( o apparente tale) minimo tanto diffuso tra i fumettisti, LA DISTANZA riesce ad assumere una valenza generazionale, a cogliere quell'inquietudine logorante che è ormai la costante per molti ragazzi (li chiamano cosi anche a 4o anni in ITALIA).

Che si illudono di poter avere la famiglia in un posto, il lavoro in un altro e l'amore in un altro ancora. scoprendo, quasi sempre, che è appunto un'illusione. che la vita ha bisogno di prossimità, di contatto. mentre la distanza distrugge tutto.

sabato 13 febbraio 2016

JESSICA JONES, DAL LABORATORIO DEL FUMETTO ANNI DUEMILA ALLA NUOVASERIE DI NETFLIX

JESSICA JONES
All'epoca il primo numero di JESSICA JONES ALIAS fece scandalo perché si apriva con una parolaccia. Era il 2001, non la preistoria. Riletto ora in prospettiva, grazie a una ristampa della MARVEL ITALIANA in occasione della serie che NEFLIX ha tratto da quelle storie, si capisce che la forza di quelle storie pagine era ben altra che indignare i pochissimi benpensanti bigotti che ancora si annidano qua e là tra i lettori dei FUMETTI (è di pochi mesi fa l'assurda polemica su una SPIDER WOMAN disegnata da MILO MANARA troppo provocante).

ALIAS, cosi si chiamava il FUMETTO, titolo abbandonato da NETFLIX perché uguale a quello di un'altra serie di successo di qualche anno fa- era l'embrione dei FUMETTI di supereroi moderni: ha cominciato da li, prima ancora che da ULTIMATE SPIDER MAN, BRIAN MICHAEL BENDIS la sua opera di traduzione dei supereroi classici nel ventunesimo secolo: dialoghi brevi, frammentati, inquadrature ripetute con minuscole variazioni modello.

ANDY WARTHOL, utilizzo della pagina come un puzzle da scomporre e ricomporre: E soprattutto l'abbandono definitivo dell'approccio narrativo e grafico ai personaggi che era tipico degli anni novanta: basta culturisti e bagnine di BAYWATCH in calzamaglia, basta la ricerca ossessiva dell'inquadratura spettacolare, ma più il tentativo di compiacere il lettore adolescente con scollature esagerate o di solleticare i nerd con arsenali da terza guerra mondiale.

JESSICA JONES è un supereroe di terza fila, per un breve periodo DONNA RAGNO, che si arrabatta come investigatrice privata. Nei disegni cupi di MICHAEL GAYDOS vediamo JESSICA JIONES che esagera col l'alcol, che conduce le sue indagini dalla tazza del water e sacramenta perché è finita la carta igienica, che si concede una serata di sesso con LUKE CAGE, altro supereroe marginale (spoiler: nel resto della serie, e della vita di JESSICA, avrà un ruolo).

MARVEL che è venuto dopo- soprattutto grazie a scrittori come ED BRUBAKER- deriva da questi esperimenti di inizio secolo.

A rileggere oggi ALIAS JESSICA JJONES si capisce meglio come BENDIS è riuscito a diventare il più prolifico degli sceneggiatori MARVEL, attivo su decine di progetti: dilata l'azione, la scompone in un caleidoscopio di piccoli fatti da raccontare, magari più volte, da angolazioni diverse. Queste permette di produrre più pagine con le stesse idee. Un trucco che gli perdoniamo, perché pochi FUMETTI sono di agile lettura come i suoi.

mercoledì 10 febbraio 2016

VINO E FUMETTI, STORIE DI IGNORANZA

GLI IGNORANTI
Poche cose sono più imperscrutabili del fascino del vino a chi si limita a considerarlo una bevanda e non ha mai capito il significato di aggettivi misteriosi come "tanninico" . Anche i FUMETTI possono risultare poco intellegibili a masse di potenziali lettori diffidenti. "GLI IGNORANTI" è la storia di una doppia educazione: un vignaiolo impara a leggere FUMETTI, un FUMETTISTA impara a potare la vite e a studiare le botti, tappe necessarie per poter realizzare un FUMETTO dedicato all'altra grande eccellenza francese (oltre ai FUMETTI).

ETIENNE DAVODEAU non si accontenta di fare qualche ricerca su WIKIPEDIA o di raccontare il suo rapporto col vino, come sarebbe stato più agevole. Va in campagna dall'amico RICHARD LEROY, a RABLAY su LAYON nella LORENA, e attraversa con lui la stagione del vignaiolo dalla potatura nel gelo invernale alla scelta delle botti alla vendemmia.Nel frattempo LEROY inizia ad assaporare le prime letture, entra nelle logiche di un artigianato meno naturale ma altrettanto scadenzato e pieno di rituali segreti.

Il lettore di FUMETTI con scarse conoscenze da sommelier inizia il volume convinto che coltivare viti sia un lavoro noioso e intellettualmente povero, mentre la creatività dell'autore è tutto. Pagina dopo pagina questa sicurezza viene meno.

E' un FUMETTO autobiografico, ma rientra nel filone del graphic journalism, un reportage personale che, grazie al ritmo modulabile della narrativa per vignette, riesce a raccontare il lento e aggrovigliato sviluppo della vite come quello che seguono le storie tra la mente del loro autore e la pagina disegnata.

Il tratto di DAVODEAU è morbido, si sofferma soltanto sui dettagli essenziali a cogliere un'atmosfera, non ha pretese di completezza, le tavole sono grandi, in una scala di grigi che avvolge tutto nella rassicurante tonalità intermedia del ricordo.

Anche per gli standard di lettori "forti" come quelli francesi, "GLI  IGNORANTI" è un fumetto massiccio, lungo, ma non poteva essere diversamente. Perché non vuole "dare l'idea" di come si fanno vino (e FUMETTI) ma trasmettere al lettore la soddisfazione del lento progredire verso l'oggetto compiuto, che sia vino o disegni.