martedì 25 febbraio 2014

RIBELLIONE PUNK SENZA ILLUSIONI (di STEFANO FELTRI)

TROPPO NON E' MAI ABBASTANZA

Questo FUMETTONE autobiografico nelle prime pagine promette libertà, trasgressione, ribellione ed entusiasmo, con l'atmosafera punk anni Ottanta come surrogato di quella "ON THE ROAD" di JACK KEROUAC. Tutte promesse tradite.
Ma questo non è un demerito  del libro, anzi, va dato atto all'autrice di non nasconderci nulla, di non rivestire di un'aura romantica quello che è un viaggio verso l'inferno invece che un'ascesa verso la libertà.

ULLI è nata nel 1967, oggi è un'autrice di FUMETTI e cura un sito web comics. Nella noia viennese di inizio anni Ottanta Decide di partire verso l?Italia con l'amica EDI: Senza documenti, minorenne entusiasta e ribelle (sono gli anni dell'anarchia nichilista che in musica diventa punk), ULLI attraversa il confine a piedi. Inizia una avventura senza trama in Italia. ULLIe EDI vivono secondo l'etica punk che all'epoca sembrava cosi eroica e oggi pare soltanto triste.

Non senza cedere a qualche luogo comune sul paese della pizza-pasta- mandolino, la narrazione si snoda tra i due bivacchi principali,  Roma e la Siciglia. Per una serie di circostanze quasi miracolose ULLI e EDI sopravvivono a stupri, arresti, rapporti con qualche boss mafioso e, sopratutto, alla scoperta dell'eroina.
Finisce come tutte le ribellioni, con il ritorno a casa tra le braccia dei genitori e con la rassegnazione alla vita normale.

Il romanzo di ULLI  LUST è sgradevole, nel senso in cui lo sono i romanzi di IRVINE WELSH, ma onesto. Un disegno minimalista, un pò caricaturale e nervoso, crea la giusta atmosfera, coerente con la scelta di tenere tutto su tonalità di verde che trasformano l'avventura di ULLI ed EDI una versione decomposta e marcescente dei "frandi tour" ottocenteschi che portavano i nobili rampolli europei in giro per lItalia, prima di abbandonarsi alle vite molli e noiose che le famiglie avevano scelto per loro.

domenica 23 febbraio 2014

EFFETTO WATERGATE SU CAPITAN AMERICA (di STEFANO FELTRI)

CAPITAN AMERICA-NOMAD

Di solito i FUMETTI dei supereroi invecchiano male, sono troppo intrisi del tempo in cui sono stati scritti per sopravvivergli. Ci sono casi rari in cui proprio il loro loro risultare datati diventa spunto di interesse. E' il caso di "CAPITAN AMERICA-NOMAD", un volume della PANINI COMICS che recupera un ciclo di storie classicche.

Negli Stati Uniti del 1974 anche i supereroi si confrontano con il disastro dell'Amministrazione NIXON e lo scandalo WATERGATE (declinato alla MARVEL nella cospirazione dell'organizzazione "L'impero segreto"). CAPITAN AMERICA è disgustato, sente che il sogno americano è stato corrotto e quindi abbandona il suo tradizionale costume a stelle e strisce, Diventa NOMAD, l'eroe senza patria, che non abbandona il suo paese ache se questo lo ha tadito.Quando capisce l'importanza dei simboli, la necessità che ha il popolo americano di riconoscersi in una incarnazione dell'ideale, recupera lo scudo, il capuccio con le alette e torna il CAP di sempre.

I disegni di SAL BUSCEMA e HERB TRIMPE sono vintage, ma conservano la forza di un epoca in cui i FUMETTI dovevano essere psichedelici e lisergici (merito anche di qualche chimico , pare). Le sceneggiature di STEVE ENGLEHART sono un puro stile SEVENTIES, molto verbose per gli standard attuali ma con un ironia che oggi si è persa alla MARVEL, dove dominano logiche holiwoodiane e un  certo cinismo.

I terroristi vestiti da serpenti e che parlano con un misto di linguaggio marxista e nichilista sono strepitosi, cosi come le manifestazioni degli afroamericani che protestano in solidarietà ai Serpenti marxisti e contro il biondo NOMAD. Co-protagonista è FALCON il primo super eroe nero della MARVEL, cresciuto nel BRONX, che doveva portare nuovi lettori a un editore che solo negli anni Settanta scopriva le minoranze (gli X-MEN,al momento del rilancio, avevano anche il tedesco, il russo, il nativo americano, il canadese e cosi via) "NOMAD" è un imbevuto della sua epoca, ma non è solo un fossile di cultura pop, ancora un fumetto godibile e di buon ritmo.

venerdì 21 febbraio 2014

LA NOSTRA REALTA' RACCONTATA SU DYLAN DOG (riatampa) DI FEBBRAIO

Innanzitutto lasciatemi ringraziare la casa editrice BONELLI per aver raccontato la nostra realta' su un FUMETTO importante come DYLAN DOG.
Ecco l'articolo pubblicato

LA CASA DEL FUMETTO
"Mi chiamo FRANCESCO e vi scrivo per farvi arrivare il mio saluto. Ho 38 anni e mi piace l'idea di presentarmi dopo tanti anni di appassionata "unilaterale" amicizia. Vi segnalo una realtà piccina ma preziosa che ho conosciuto l'estate passata; nel piccolo paese di SELLIA (CZ, poco più di 500 abitanti), esiste la casa del fumetto, una biblioteca a tema, che tra le altre, custodisce e mette a disposizione di tutti tante vostre cose. Chi l'ha promossa e tuttora se ne occupa meriterebbe un vostro pensiero".

Ringraziamo un pò commossi FRANCESCO ATRIPALDI per la passione con cui ci segue. PIER LUIGI BONIZZI- sfegatato fan texiano- è il curatore della CASADEL FUMETTO di cui sopra. Anche a lui, vanno i nostri più sinceri ringraziamenti. A quanto pare, dopo tanti decenni in cui sono state calorosamente bistrattate, le nuvole parlanti sono riuscite a conquistarsi un loro posto al sole in biblioteca, in un epoca in cui si fa sempre più manifesta la disaffezione all'edicola, un tempo unico loro luogo di riferimento
"

mercoledì 19 febbraio 2014

BUDDISMO E PSICOSI, ANGOSCE DA HIPSTER (di STEFANO FELTRI)

IL NAO DI BROWN
C'è qualcosa di strano nel "NAO DI BROWN" il fumetto si presenta in un'edizione perfetta, come spesso accade con i libri editi da BAO, un elegante cartonato, ottima carta, i disegni di GLYN DILLON sono raffinati nella loro incompletezza (matite su carta, un passaggio da photoshop e acquarelli), il montagtgio narrativo da manuale del FUMETTO, l'impianto leggero e denso al contempo. Eppure il lettore prova un senso crescente di disagio,quasi un fastidio fisico.

Ognuno potrà decidere se questo è un merito o una pecca del "NAO DI BROWN", graphic novel molto premiato e molto tormentato, realizzato da GLYN DILLON che sconta l'essere sempre idicato come "il fratello di" (STEVEN DYLLN è uno dei più famosi disegnatori di FUMETTI di super eroi, soprattutto in coppia con lo scrittore GARTH ENNIS).

La storia : NAO BROWN è per metà Giapponese, soffre di attacchi in cui si immagina a uccidere parenti e amici, scoppi di violenza che si consumano solo nella sua mente ma che la lasciano provata come fossero stati reali("in pochi sanno che sono un fottuto caso psichiatrico"). Rassegnata a una vita senza ambizioni, trova lavoro in un negozio di un amico (innamorato di lei) che vende oggettistica per collezaionisti, si innamora di un riparatore di lavatrici alcolizzato, cerca consolazione in un buddismi occasionale.

Ha ragione MICHELE R. SERRA che su LINUS ha colto la cifra hipster del libro, un'elaborata versione del consumismo che si finge alternativo ed elabora nuovi percorsi, come il collezionismo di gadget legati a personaggi di FUMETTI o cartoni Giapponesi minori, volutamente minoritaria, sotteranea, di riflusso.

Il "NAO DI BROWN" è un racconto claustrofobico di un'umanità rarefatta, solitaria, senza scopo se non la soppravivenza immediata, ripiegata su se stessa e ridotta a celebrare tecnologie e loghi di un passato pop che non ha lasciato ideali o sogni in  eredità.

La scoperta della meditazione è soltanto una moda efimera, una forma di orientalismo innoquo, invece che una presa di coscenza e di elevazione oltre angosce cosi radicate e nichiliste da risultare senza prospettive. Quando si chiude il libro di DILLON si prova ammirazione per il talento dell'autore, ma anche un certo sollievo

sabato 15 febbraio 2014

LA FOLLE SFIDA TRA L'UOMO E L'EVERST ( di STEFANO FELTRI )

LA VETTA DEGLI DEI

Il FUMETTO sportivo è un genere praticato con successo solo in Giappone, dove sono state costruite saghe immortali sul basket, il judo e perfino sui giochi di carte. Ma nessuna di queste ha mai raggiunto il livello di "LA VETTA DEGLI DEI", uno straordinario romanzo in 5 volumi pubblicato da RIZZOLI LIZARD. La sceneggiatura è di BAKU YUMEMAKURA, scrittore di avventura e di fantascenza poco noto fuori dai confini nipponici.

Il fascino dell'opera è inevitabilmente, nei disegni del maestro JIRO TANIGUCHI, il più occidentale dei mangaka che infatti è assai più popolare in Francia (e ormai in Italia) che in patria. Nei tanti volumi che in questi anni RIZZOLI LIZARD e PANINI stanno (ri)pubblicando, TANIGUCHI è il sofisticato interprete delle banalità quotidiane elevate a soggetto narrativo, spesso autobiografico, quasi sempre minimalista, sia nel tratto che nella scelta dei dettagli su cui concentrarsi.

Ne "LA VETTA DEGLI DEI", invece, TANIGUCHI raggiunge quella che forse è la sua perfezione artistica perchè deve raccontare una storia di alpinismo e solitudine: il fotografo FUKAMACHI MAKOTO vuole risolvere il mistero della scomparsa dello scalatore HABU JOJI e anche di GEORGE MALLORY, il primo che provò a conquistare l'EVERST e senza fare ritorno (nessuno sa se è morto prima o dopo aver raggiunto la vetta).

Centinaia e centinaia di ramponi, chiodi, picconi, vette innevate e marce solitarie: sembra la premessa di noia sicura, invece i disegni di TANIGUCHI producono un doppio miracolo. Trasportano il lettore sulle cime del NEPAL, rendendolo quasi fisicamente partecipe della sfida (assurda ma nobile) degli alpinisti alla natura. E riescono a raccontare quelle montagne come nessuna telecamera o macchina fotografica riuscirà mai fare, cogliendone la disperante bellezza in tutta la sua ostilità.

mercoledì 12 febbraio 2014

IL FUMETTO, UN INTERESSE CULTURALE IN AUMENTO

Dagli anni 60 cominciò a diffondersi una saggista sui FUMETTI che cercava di cogliere la vera natura del "nuovo" mezzo espressivo. Nel 1964 il semiologo UNBERTO ECO e il sociologo ROBERTO GIANMANCO investirono con gli strumenti d'analisi di due scenze in espansione il "FENOMENO FUMETTO" facendolo oggetto di acuta e seria indagine. Iniziava cosi nei confronti del FUMETTO quel "disgelo" che "quasi di colpo" nel 1965 avrebbe dato i suoi frutti.

Nel Febbraio 1965 ha luogo il primo salone internazionale dei comics di BORDIGHERA parallelamente alla prima tavola rotonda internazionale sulla stampa a FUMETTI. Nell'Aprile dello stesso anno nasce la rivista LINUS, fondata da GIOVANNI GANDINI con la collaborazione, di ELIO VITTORINI, ORESTE DEL BUONO, UNBERTO ECO e RANIERI CARANO. L'INUS è stata la prima rivista specializzata nel campo dei comics, in ITALIA. Si caratterizzò per il tono ironico che in alcuni casi sfiorava l'autocompiacenza. L'INUS fini per imporsi anche agli appassionati del FUMETTO "tradizionale". Non mancò di valorizzare alcuni autori nostrani che iniziavano il cosi detto FUMETTO d'autore, un FUMETTO di elevato livello grafico completamente concepito e disegnato dall'artista (un nome per tutti: VALENTINA di GUIDO CREPAX). Di fianco ai contenuti disegnati, la rivista pubblicò decine di articoli di storia e di critica del FUMETTO contributo all'affermazione di questo modo narrativo quale autonomo e multiforme genere figurativo.

Anche la cultura generale prese, "finalmente", in considerazione il FUMETTO facendolo oggetto delle più svariate analisi: POLITICA, PSICOLOGIA, ESTETICA,SEMIOLOGIA e PEDAGOGIA. Ecco alcuni istituti culturali che si interessarono con una certa assiduità ai FUMETTI.

Centro di sociologia della comunicazione di massa e archivio internazionale della stampa a FUMETTI dell'stituto di pedagogia dell'univeristà di roma:
L'istituto "AGOSTINO GEMELLI" per lo studio sperimentale dei problemi dell'informazione che si focalizzò sugli aspetti psicologico e sociali dei FUMETTI.
 L'istituto di pedagogia di Roma ha dedicato numerose pagine della rivista i problemi della pedagogia a risvolti educativi, pedagigici del FUMETTO analizzandone i meccanismi di significazione.
L'istituto di pedagogia di Parma ha svolto un lavoro analogo a quello di Roma pubblicando molti lavori sulle riviste pedagogiche.
L'istituto di storia dell'arte dell'universtità di Parma ha svolto "negli anni 1969, 1970" una ricerca sul "fumetto" sotto l'angolatura psico sociologica e semiologica.

lunedì 10 febbraio 2014

GLI INSETTI UMANI DEL GIAPPONE (di STEFANO FELTRI)

LA CRONACA DEGLI INSETTI UMANI
La qualifica di "DIO DEI MANGA" si sta rivelando perfino riduttiva per OSAMU TEZUKA, a quasi 25 anni dalla sua morte i suoi lavori diventano sempre più impressionanti col passare del tempo.

Nel mondo del FUMETTO sono pochissimi gli autori che hanno lasciato opere cosi fruibili, dirette, fresche, immuni al cambiamento del gusto per il disegno e dei ritmi della narrazione. "LA CRONACA DEGLI INSETTI UMANI" in teoria è un FUMETTO datato: esce oggi in volume in ITALIA per le edizioni HIKARI, ma in GIAPPONE fu pubblicato la prima volta su rivista nel 1970

TEZUKA crea una protagonista, la giovane TOSHIKO in cui trasferisce le ambizioni e le caratteristiche del GIAPPONE di quegli anni. TOSHIKO viene dalla provincia, non ha niente di speciale, è solo brava a imitare gli altri, li osserva e poi copia le caratteristiche, rubando i loro segreti e superando spesso il confine tra emulazione e plagio. Diventa attrice, scrittrice, moglie casalinga di un menager, fotografa ( ricordate le barzellette sui giapponesi che scattano foto ovunque per poi copiare tutto a casa propria? quando il GIAPPONE è diventato la seconda potenza mondiale non facevano più ridere).

Tutti i nomi dei racconti di TEZUKA evocano insetti, anche se nella traduzione servono le note per capire i giochi di parole: il cinismo con cui si muove la gelida TOSHIKO viene raccontato come qualcosa di animale, privo di ogni tratto di umanità, a cominciare dalla morale.

TOSHIKO vince premi, diventa ricca, ma senza sfuggire a una infelicità dalle molte cause, il legame morboso con le proprie origini provinciali, il rimpianto di aver sacrificato il primo (e unico) amore all'ambizione, l'incapacità di uscire dalla spirale perversa in cui ogni delitto è necessario per gestire le coseguenze di quello precedente.

Eppure TEZUKA non si ferma a raccontare il GIAPPONE incarnandola nella sua protagonista, le relazioni tra personaggi lo appassionano troppo, la metafora si sposta gradualmente sullo sfondo lasciando spazio al racconto di una caduta senza prospettiva alcuna di riscatto.

sabato 8 febbraio 2014

LA SINDROME SHOAH DI PADRE IN FIGLIO

 LA SECONDA GENERAZIONE
Ogni anno la giornata della memoria offre agli editori l'incentivo giusto per mandare in libreria volumi dedicati alla SHOAH. Dopo MAUS di ART SPIEGELMAN abbiamo capito che il FUMETTO è più potente della letteratura e perfino del cinema nel raccontare l'indicibile, solo il filtro della narrazione grafica, intrinsecamente meditata come i romanzi ma più sincera ed onesta del cinema, permette di cogliere qualche frammento dell'episodio più difficilmente comprensibile del novecento.

MICHEL KICHKA, un FUMETTISTA israeliano dal tratto umoristico, si confronta con lo stesso tema di SPIELGELMAN il passagio della memoria della SHOAH dalla generazione dei sopravissuti a quella dei figli. KCHKA non racconta solo la storia del padre, la sua vita di rivincita e  traumi rimossi dopo AUSCHWITZ che trova un senso quando scopre lo status di sopravissuti e ribalta i traumi in una fonte di legittimazione, in una definitiva resa all'ombra del lager sull'intera esistenza .

Il centro del romanzo di KICHKA è invece, fin dal titolo, "LA SECONDA GENERAZIONE", come i figli di AUSCHWITZ vivono l'eredità del campo di concentramento, il loro costante tentativo di riscatto ed emancipazione da una storia che non hanno vissuto ( e per questo quasi vengono fatti sentire in colpa dai padri, perchè non possono capire), ogni successo scolastico o professionale è una rivincita sulle SS.

MICHEL diventa un FUMETTISTA e anche se lascia il BELGIO per ISRAELE  e rifiuta di andare in visita ad AUSCHWITZ col padre nonostante le pressanti richieste, a modo suo riesce a trovare un equilibrio. Suo fratello CHARLY no, e si suicida: "non ho il diritto di avercela con papa, la colpa è tutta di hitler", rimugina MICHEL.Ma non è del tutto vero. Il segno morbido e le tavole ariose, con poche vignette e molto bianco, di  KICHKA non attenuano il disagiodi una eredità di sofferenza che diventa essa stessa fonte di dolore, quasi come se l'unico modo di sopravvivere il ricordo del lager sia condividerne la sofferenza, trasettendone un frammento anche alla "SECONDA GENERAZIONE". Una persecuzione che usa le vittime come strumento per continuare a perpetuarsi raggiungendo anche chi non ha visto i LAGER.

giovedì 6 febbraio 2014

NOVITA' EDITORIALI PER I FUMETTI

Oggi si è portati a pensare, che il fatto che alcuni quotidiani abbiano una volta alla settimana come inserto un FUMETTO, sia una novità. Già nel 1957 il giorno conteneva un inserto settimanale per i più piccoli chiamato IL GIORNO DEI RAGAZZI. Il successo fu grande basti pensare che il giornale aveva una tiratura di 100.000 copie, il giovedi, giorno dell'inserto, arrivava ad oltre 200.000 copie. L'inserto attingeva, per il materiale a FUMETTI, all'inglese EAGLE avvalendosi anche della collaborazione di JACOVITTI il quale disegnò un nuovo eroe western dalla comicità assurda: COCCO BIL. Nel 1968 la crisi colpi il giornale inglese EAGLE costringendo cosi il GIORNO a chiudere l'esperienza fatta con l'inserto.

Gli anni 60 segnarono la fine di alcune testate di FUMETTI (IL VITTORIOSO, ILVITT, IL GIORNO DEI RAGAZZI), mentre altre testate, costrette a rinnovarsi, continuarono a resistere (IL GIORNALINO, e il CORRIERE DEI PICCOLI).

I FUMETTI costituirono un importante capitolo della sotia ITALIANA del dopo guerra. Prodotti in tutti i formati, dalle strisce al formato gigante, divennero il tramite editoriale per la diffusione diretta delle avventure inedite di nuovi eroi di carta creati da autori ITALIANI.

mercoledì 5 febbraio 2014

GIU' NEGLI ABISSI DELLA PATERNITA' (DI STEFANO FELTRI)

IL SALDATORE SUBACQUEO di jeff lemire, panini 220 pag. 19euro

Ci sono almeno due ragioni per leggere "IL SALDATORE SUBACQUEO" di JEFF LEMIRE. La prima è che LEMIRE non è lento e verboso come sono di solito i fumetti canadesi,  la storia che vuole raccontare è chiara e non ha bisogno di troppe didascalie o parole: JACK JOSEPH è un trentenne che di lavoro fa il saldatore subacqueo, come suo padre prima di lui. Sua moglie sta per partorire ma lui, prima di affrontare il bambino in arrivo, deve risolvere il trauma che lo tormenta per anni, la scomparsa in mare del padre durante una notte di HALLOWEEN.Un evento che ha deformato il ricordo del genitore, un ubriacone inaffidabile ricordato come eroico avventuriero degli abissi, e che sembra inpedire l'inizio di una paternità serena per JACK.

La seconda ragione per leggere il graphic novel prescinde dalla trama ed è tutta tecnica: LEMIRE vuole dimostrare di essere un virtuoso, costruisce tavole che uniscono un montaggio cinematografico (la camera che si avvicina sugli occhi sgranati del protagonista, trucco efficacissimo quando questi è un palombaro) e scansione intrinsecamente fumettistica, come l'immagine a tutta tavola divisa comunque in vignette con piccole variazioni che creano una seguenza temporale.

 "IL SALDATORE SUBACQUEO" è uno di quei fumetti che si regge sul montaggio e che dimostra che quello che conta non è la storia che hai da raccontare, ma come la metti in scena. Tutta la tensione narrativa è data dall'alternanza tra punti di vista, tra presente e passato, tra dettagli zoomati e vignette mute di mare silenzioso.

I colpi di scena sono tutti grafici, il parallelo tra la nascita del figlio e il superamento della morte del padre è psicanalisi spicciola, ma il racconto grafico che ne deriva non è affatto scontato, degno di un film di TERRENCE MALICK (se a MALICK interessasse essere capito).

JEFF LEMIRE oggi è soprattutto un autore della DC COMICS, supereroi e dintorni. Ma "IL SALDATORE SUBACQUEO" dimostra come lavorare per il grande pubblico aiuti a diventare più efficaci quando si passa al  GRAPHIC NOVEL.