domenica 30 marzo 2014

CON LA SUPER TUTA MINACCIO IL MONDO (di STEFANO FELTRI)

ECHO

La fine della guerra fredda è stata una catastrofe per gli autori di FUMETTI, specie se americani. Le molteplici forme che poteva assumere l'apocalisse nucleare offrivano continui spunti narrativi.

Entrando un  un'epoca di pace (o almeno di maggiore sicurezza percepita), anche i comics si sono dovuti adeguare. "ECHO" di TERRY MOORE è una serie di guerra fredda, con qualche accorgimento narrativo che la rende sensibile negli anni Duemila (2008-2011): c'è un gruppo di scienziati nel deserto che lavora a una grande scoperta scientifica in grado di cambiare la vita a tutti.

Ovviamente la tentazione di usarla a fini militari è troppo forte e da li seguiranno inevitabili disastri. Ogni capitolo è aperto da citazioni di EISTEIN, OPPENHEIMER ecc, moniti sull'uso della scienza e la responsabilità della conoscenza. Le similitudini con il progetto MANHATTAN sono cosi esplicite da risultare didascaliche.

Visto che la bomba atomica è già stata inventata gli scienziati di TERRY MOOR creano una super tuta, armatura indistruttibile che spara raggi, rende invulnerabili, guarisce persino dal cancro. Inutile dire che invece di diffondere la scoperta e usarla per salvare vite comincia una sequela di omicidi, stragi, duelli biblici (c'è un tizio convinto di essere CAINO e di dover purificare l'umanità), intrighi aziendali e drammi personali.

TERRY MOOR che nonostante serie di grande successo come "Strangers in Paradise" è tuttora considerato un autore indipendente, lontano dalle logiche dei grandi gruppi MARVEL e DC, in realtà mutua gli schemi classici di serial americani.

In ogni episodio aggiunge misteri, sotto trame, interrogativi, allusioni, colpi di scena. Troppi per non lasciare qualche delusione. Ma MOOR è un narratore furbo, riesce a costruire la suspanse, gioca con molti personaggi, forte della sua capacità di usare figure femminili, dissemina il volume di quello che nei MANGA si chiama fan service (signorine formose che hanno sempre vestiti strappati o che devono continuamente cambiarsi d'abito, più un notevole trucco narrativo che qui non verrà svelato).

 "ECHO" è uno di quei rari casi in cui un fumetto rende meglio se letto mese per mese: la raccolta completa fa emergere quelle fragilità tipiche di molti feuilleton che invece non sono percepibili con una lettura in tempo reale.

mercoledì 26 marzo 2014

SE NARUTO FOSSE NATO IN FRANCIA (di STEFANO FELTRI)

 LAST MAN
Ci sono FUMETTI che solo i giapponesi sanno fare: i MANGA sportivi, quelli di cucina, quelli di arti marziali. Come i SUPEREROI sono soltanto americani, il WESTER italiano (e un po' francese), IL FUMETTO umoristico prevalentemente franco-belga. A volte ci sono delle eccezioni e più di rado delle contaminazioni.

LAST MAN è un FUMETTO francese che, come ammettono gli autori nel "backstage" finale, è ispirato al celebre MANGA NARUTO e a tutta l'infinita schiera di ragazzini ninja che vivono il loro romanzo di formazione declinato nella forma di un torneo di arti marziali, con nemici sempre più forti da sconfiggere per diventare uomini.

Sarebbe un remake, se non fosse che gli autori sono alcuni de più brillanti FUMETTISTI francesi, non di quelli che producono in serie un albun a colori all'anno, ma gente da graphic novel : BALAK, MICHEL SANLAVILLE e, soprattutto, il più grande talento di questi anni, BASTIENVIVES

Di VIVIES vanno ricordate almeno due opere strepitose, "IL GUSTO DEL CLORO" e "PAULINA", in cui ha sviluppato uno stile a macchie, per sottrazione di tutto il superfluo. Ed è curioso vedere questo approccio applicato a un simil-manga di arti marziali: contesto fantasy, un torneo a coppie, un ragazzino disperato perché è rimasto da solo e non può partecipare, uno straniero misterioso che combatte al suo fianco e la giovane mamma che flirta con lui.

l'originalità della trama non è certo il punto di forza. Ma è voluto: il gioco è scoprire cosa succede se gli stilemi e le situazioni canoniche dello shonen (i MANGA per ragazzi) vengono messe in scena da sofisticati FUMETTISTI francesi, il risultato è un FUMETTO vaporoso, leggerissimo ma per questo non sgradevole che in FRANCIA e in BELGIO ha avuto un notevole successo (in ITALIA è più difficile che i ragazzi comprino un fumetto di 16 euro), che ricorda un po' le atmosfere del BONE di JEFF SMITH, saga fantasy che è diventata un successo mondiale qualche anno fa .

L'esperimento è riuscito, anche se forse LAST MAN è troppo adolescenziale e per contendere davvero il pubblico a NARUTO o a DRAGON BALL (ammesso che DRAGO BALL LO LEGGANO ANCORA GLI ADOLESCENTI E NON I NOSTALGICI DEGLI ANNI OTTANTA).

lunedì 24 marzo 2014

NASCE IL FUMETTO NERO

Alla fine del 1962 le sorelle GIUSSANI con la creazione di DIABOLIK fecero nascere la figura dell'eroe nero.

Il FUMETTO nero è un prodotto tipicamente ITALIANO. La qualifica di FUMETTO" nero" fu attribuita ai FUMETTI ricchi di delitti e violenze, conditi con in po' di erotismo, cosi come è la cronaca nera dei quotidiani.

Con DIABOLK nasce quindi la figura dell'eroe violento e dotato di una intelligenza al di sopra della media, dai tratti simpatici, individualista, contro ogni forma e convenzione, una megalomania per il trionfo che non conosce ostacoli, nemmeno il delitto.

Se a DIABOLIK va riconosciuta una linea di autocensura (assenza del sadismo e di pornografia), cosi non è per SATANIK e KRIMINAL (creati da MAX BUNKER)

Il boom degli anni 60/70 fu interrotto dall'evento delle "T:V: libere" che offrivano gratuitamente e ventiquattro ore al giorno programmi di ogni genere. I FUMETTI nati per un rapido consumo scomparvero e la diffusione del porno in video uccise i FUMETTI.

gli unici FUMETTI che resistettero furono quelli in grado di fornire una valida alternativa alla televisione con una qualità dei testi e dei disegni ed un lungo tempo di lettura.

A partire dagli anni 80 si assiste ad una vera e propria esplosione di FUMETTI di BONELLI che sono dei veri e propri romanzi di 96 pagine di cui collaborano tutti i principali autori ITALIANI, ogni serie è solitamente scritta dal creatore e illustratore da 10/15 disegnatori diversi.

mercoledì 19 marzo 2014

QUANT'E' MISTERIOSO LO ZOMBI BONELLI (di STEFANO FELTRI)

LUKAS

Un esperimento riuscito. Nel suo apparente conservatorismo, la BONELLI sta provando tanto, formule e generi inconsueti per la casa editrice di TEX e di DYLAN DOG. IL progetto più recente è in edicola venerdì: si chiama LUKAS, lo firma uno sceneggiatore veterano di NATHAN NEVER, MICHELE MEDDA, e un disegnatore talentuoso , MICHELE BENEVENTO.

 Una miniserie organizzata come un serial, due stagioni da dodici numeri mensili. Il posizionamento commerciale è chiaro, cavalcare il successo degli zombi in stile THE WALKING DEAD, ormai fenomeno mondiale ( anche se l'affinità maggiore forse è con GROSSED di GARTH ENNIS).

L'impianto sembra tradizionale: un tizio si sveglia dalla morte e, nella prima tavola dell'albo, a calci riesce a uscire dal loculo. Non è decomposto e, tutto sommato, si presenta bene, con il suo completo nero. E' senza memoria e si aggira in una città in cui succedono cose strane, anche altri soggetti pare si siano ridestati dalla mor5te, alcuni hanno le caratteristiche degli zombi (mordono, contagiano) ma sono diversi da quelli di THE QALKING DEAD, sono lucidi, parlano, pensano e si mimetizzano.

Alcune scene all'inizio sembrano un po' tradizionali, la rissa nel parco, i pubblicitari cinici, gli adolescenti problematici. Ma succede una cosa incredibile per un FUMETTO BONELLI (è un prodotto di intrattenimento ITALIANO): non si capisce niente. Il lettore prosegue e la spiegazione non arriva: chi sono gli zombi? perché qualcuno assolda i disoccupati per svuotare cadaveri? LUCAS, questo il nome che si sceglie il protagonista smemorato, è diverso dai mostri con cui si trova a scontrarsi, con sollievo "lo spigone" didascalico non arriva, le curiosità restano.

Viene pure voglia di leggersi il numero nel tentativo di rimettere in fila gli indizi. Il gioco a carte coperte riporta a un altro personaggio che si sveglia dalla morte senza memoria, lo SPAWN di TODD MCFARLANE, il più grande successo degli anni novanta.

LUCAS é un FUMETTO BONELLI, con le caratteristiche della casa (composizione lineare, niente parolacce, la violenza è tutto sommato garbata, poco sesso). Ma è un FUMETTO popolare moderno, efficace, molto curato, senza dubbio la migliore delle nuove serie bonelliane lanciate nell'ultimo anno.

martedì 18 marzo 2014

QUANTO POSSONO RESISTERE I SEGRETI (di STEFANO FELTRI)

LA PROPRIETA'

Dopo che ART SPIEGELMAN ha raccontato la SHOA e AUSCHWITZ con il suo Maus, qualunque autore di buon senso cerca di evitare di raccontare la grande tragedia del Novecento a FUMETTI, impossibile reggere il confronto. Per fortuna qualcuno ci prova, RUTU MODAN è un'autrice ISRAELIANA che si era già fatta notare con "UNKNOWN/Sconosciuto" e con "LA PROPRIETA'", appena pubblicato pe4r RIZZOLI LIZARD, riesce a raccontare una storia davvero nuova sulle conseguenze della SHOAH.

Negli anni Duemila, MICA e sua nonna REGINA partono per ISRAELE per tornare nella terra degli avi, la POLONIA: come tanti altri Ebrei, dopo la guerra, hanno diritto di rientrare della proprietà immobiliari che sono state sottratte loro al moment6o della deportazione nei campi di concentramento.

La "PROPRIETA'" sembra solo la storia di un ritorno alle radici, del confronto con il trauma e con le morti non dimenticate. Invece RUTU MODAN svela, pagina dopo pagina, un'intricata costruzione di silenzi e segreti su cui è costruita la vita familiare di REGINA.

Tutto ruota attorno a un insignificante appartamento di VARSAVIA, ceduto a un prezzo irrisorio a un "gentile".  Sembra una frode come tante che si consumavano in quei drammatici giorni di guerra ai danni di Ebrei, oltre ai beni, anche la vita.

Invece nel FUMETTO di RUTU MODAN non bisogna nai farsi traviare dalle apparenze, c'è sempre una verità più complessa, dolorosa ma anche epica, dietro la facciata meschina della banalità. Non si può qui svelare troppo per non privare del piacere della lettura. Basta dire che "LA PROPRIETA'" non è la storia di un appartamento, ma di un amore che attraversa i decenni, di un sentimento ambiguo come forse è inevitabile che sia in tempo di guerra.

Non illudetevi, però, non è un romanzo sentimentale, all'ombra di AUSCHWITZ non è consentito il lieto fine, anche se il sentimento più longevo si incrina quando è scalfito dalla  morte di una persona cara. E' l'amore tra due persone anziane, sopravvissute a tutto, non concede illusioni,  la consapevolezza del poco tempo che resta aiuta a guardare tutto con un certo distacco.

sabato 15 marzo 2014

IL NUOVO DYLAN DOG SENZA MORTI (DI STEFANO FELTRI)

DYLAN DOG 330. LA MAGNIFICA CREATURA

Il nuovo corso di DYLAN DOG partirà in autunno, con profonde revisioni nello status quo del personaggio e una strategia editoriale più aggressiva. Ma da qualche mese la collana ha un nuovo curatore, lo sceneggiatore ROBERTO RECCHIONI, e alla BONELLI hanno fatto una specie di intervento di "pronto soccorso" per aggiustare storie già in lavorazione nel tentativo di rinfrescarle, alzare il livello e non perdere altri lettori prima del rilancio.

RECCHIONI è uno scrittore che o si ama o si odia: il suo stile ispirato più ai videogiochi che alla letteratura del cinema, il suo citazionismo spinto e didascalico, la sua costante auto promozione tra i social network e blog lo hanno reso un guru per molti e un insopportabile narciso per altri. Ma la BONELLI ha deciso di puntare su di lui (gli ha anche affidato la serie ORFANI, dai risultati discutibili ma sicuramente innovativa).

Bisogna dire che una sua impronta come curatore di DYLAN DOG si vede negli ultimi due numeri, il 329 e il 330, praticamente non muore nessuno: Niente sgozzamenti, zero interiore sanguinolente, neppure un corpo decapitato. Fin dalle copertine si capisce che DYLAN DOG sta passando a occuparsi di incubi molto terreni, di ossessioni e nevrosi più che di GOLEM e VAMPIRI, inseguendo quella sensibilità sociologica che determinò il successo le storie erano firmate da TIZIANO SCLAVI.
l'orrore c'è, ovvio, ma senza splatter o rassicuranti deviazioni nel fantastico.

Per rilanciare DYLAN DOG resta molto da fare: vanno aboliti gli "speciali finali "(quelle tre quattro pagine che fanno da didascalia ai rari colpi di scena), bisogna abbandonare qualche cliché, osare di più nel linguaggio e nelle forme, il confronto con la qualità dei serial americani impietoso per il fumetto popolare ITALIANO. Ma la strada sembra quella giusta.

lunedì 10 marzo 2014

TEX WILLER

TEX WILLER è un RANGER, e come tale si qualifica frequentemente, esibendo, se occorre, la stella simbolo del corpo, ma la sua attività di rappresentante della legge non è a tempo pieno: svolge delle mansioni, sia su richiesta del comando, che spontaneamente.

TEX è anche il capo delle tribù NAVAJOS con il nome di aquila della notte. Inoltre è, incaricato dal governo come agente indiano della stessa nazione pellerossa.

Nelle sue avventure è di solito accompagnato dai suoi tre pards; KIT CARSON, anchesso RANGER, KIT WILLER, figlio di TEX e di LILYTH, una squaw NAVAJOS, TIGER JACK, guerriero NAVAJO e fratello di sangue dell'eroe. I criminali li considerano puro veleno, dei veri satanassi e dei tizzoni d'inferno.

L'autore affermava che TEX "quando vede un torto, il povero cristo che soffre ingiustamente, lui si ribella e prende le sue difese. Che poi sia negro, che sia bianco, che sia indiano, che sia contadino, che sia una persona facoltosa, non gliene frega niente.

Classico esempio di eroe positivi senza macchia e senza paura, pur di far trionfare la giustizia è disposto anche a violare la legge,  i suoi rapporti con i tutori dell'ordine e le autorità costituite sono tuttaltro che idilliache.

TEX ha nervi d'acciaio che gli consentono in ogni circostanza e in ogni pericolo di valutare la situazione e trovare una via di uscita. Questa particolare capacità gli permette di mettere in inferiorità psicologica l'avversario di turno, tanto da indurlo a sbagliare mira o, a volte, ad abbandonare la partita.

domenica 9 marzo 2014

FEMMINICIDIO ALLA GIAPPONESE (di STEFANO FELTRI)

PROIETTILI DI ZUCCHERO1-2

I MANGA shojo sono quelli per ragazze, che di solito raccontano storie di adolescenti innamorate ora terribilmente infelici ora entusiaste dell'amore conquistato. a prima vista anche "PROIETTILI DI ZUCCHERO", traduzione un po infelice del titolo internazionale "a LOLLYPOP OR A BULLET", sembra un normale shojo. Ci sono due ragazze NAGISA e MOHUZU. La prima un po' sfigata con un fratello "HIKIKOMORI" (quei ragazzi che si chiudono in casa e vivono di p.c manga e anime, i cartoni animati giapponesi).
L'altra è affascinante, misteriosa, un po pazzerella (ripete a tutti di essere una sirena uscita dal mare), che attira i ragazzi ed è invidiata dalle ragazze.

C'è però un'ombra su di lei, un disagio profondo che traspare dietro le eccentricità. La storia non è poi cosi originale: MAKOZU è vittima di persone e sevizie dal padre, una rok star decaduta che sfoga su di lei la propria frustrazione. L'aspetto interessante è il modo in cui le due autrici, KAZUKI SAKURABA (testi) e IQURA SUGIMOTO (disegni),  costringono il lettore a guardare, impotente.

Come la protagonista, NAGISA, noi spettatori capiamo ma continuiamo a illuderci che ci siano altre spiegazioni, ci lasciamo depistare, illudere che l'epilogo possa essere diverso. Che MOKUZU sparando i suoi "PROIETTILI DI ZUCCHERO" con cui cerca di attirare l'attenzione nasconda qualche segreto sorprendente., invece che un passato e un presente di abusi, terribili e banali nella loro frequenza.

Come NAGISA, anche il lettore finisce per osservare passivamente fino all'inevitabile, soffrendo non per empatia ma per impotenza.  Questa serie in due volumi di PLANET MANGA, è più efficace di mille appelli contro il femminicidio (poco importa che sia ambientato in Giappone, paese che ha una soglia di tolleranza elevata della violenza).

martedì 4 marzo 2014

A COSA SERVONO (ANCORA) GLI EROI di STEFANO FELTRI

SUPERIOR

MARK MILLAR forese è il migliore scrittore di FUMETTI di supereroi in circolazione. Perghè anche se li riempie di parolacce (vedi KICK ASS), anche se si diverte a infierire sui personaggi classici, distruggendoli per reinventarli, a violarne l'ingenua purezza delle origini per sporcarli con la politica e il sesso, MILLAR è quello che più di ogni altro ne ha capito il potenziale, il senso sociale.

"SUPERIOR" è una miniserie del 2010 che ora PANINI ripubblica in volume. Ed è un FUMETTO notevole. MILLAR è cresciuto, come molti di noi, venerando i film di SUPERMAN interpretati dal compianto CRISTOPHER REEVE. E "SUPERIOR" è un omaggio a quei film e a quell'immaginario,ma in puro stile MILLAR

I disegni di LANIL YU, uno che non ha bisogno di strani effetti al compuuter per renderli spettacolari, sono cupi ed epici quanto basta. Ma è la storia che conta: il protagonista è un ragazzo con la sclerosi multipla, che fatica a camminare e con l'unico amico che gli è rimasto parla di fumetti, film e altre cose da quattordicenni:

Gli appare una scimmia spaziale uscita dal kolossal su SUPERIOR, il suo preferito, e gli propone di trasformarsi nel supereroe. La scimmia è in realtà un demone che dopo una settimana eclama l'anima del ragazzo, SIMON SPOONI. In alternativa dovrà dire addio al mantello e ai superpoteri e rassegnarsi alla SLA.

E qui cominciano i giochi con i clichè: il FUMETTO sembra prendere una piega un pò moralista (il vero eroe è quello che affronta la malattia), poi no, MILLAR ribalta tutto, si può anche cedere la propria anima al diavolo per salvare il mondo, torna SUPERIOR e sconfigge i cattivi.

Ma nuovo ribaltamento, è pur sempre un FUMETTO di supereroi, la vittoria del bene deve essere totale, e allora, colpo di scena, il diavolo potrebbe aver fatto male i suoi conti (ma poi, con un triplo salto, il più eroe di tutti rivela l'eroe che interpreta SUPERIOR al cinema).

In un meta FUMETTO che sembra negare le fondamenta del genere, MILLAR infila tutte le ragioni per cui bisogna leggere storie di supereroi: per tendere verso un ideale irraggiungibile,per sentirsi migliori, per illudersi che alla fine chi sta dalla parte giusta ce la faccia, ma senza perdere la consapevolezza che tutte queste cose succedono soltanto nei FUMETTI.

sabato 1 marzo 2014

UNA FATICOSA VITA DA AUTORE DI MANGA (di STEFANO FELTRI)

UNA VITA TRA I MARGINI

Essendo un'arte povera, incapace di diventare massa e altrettanto restia a rivolgersi solo alle elite, il FUMETTO mantiene sempre una dimensione artigianale e commerciale. Nel senso che raccontare la vita di un autore, per quanto grande sia, significa sempre parlare di scadenze, di compensi inadeguati, editori furbasti che non rispettano mai i patti, di notti in bianco prima della consegna.
Per quanta passione ci metta l'autore, le autobiografie fumettistiche sono sempre storie di artigianato.

Quella di YOSHIRO TATSUMI non fa eccezione nato nel 1935, uno dei maestri dei MANGA contemporaneo ( anche se poco noto in ITALIA), dedica 850 pagine a ricostruire quella che definisce "UNA VITA TRA I MARGINI".

 La sua, nel GIAPPONE dell'immediato dopoguerra, giovanissimo, riesce a diventare un autore professionista con il percorso classico, che in tanti seguono anche oggi (c'è un'apposita serie che racconta la vita dei giovani fumettisti, BAKUMAN). Partecipa ai concorsi delle riviste MANGA più famose, li vince con semplici strisce umoristiche, poi convince alcuni editori a pubblicare storie lunghe. Incontra il suo idolo, OSAMU TEZUKA, "il dio del MANGA", che conquista il paese creando un universo di personaggi fortemente influenzato da quello di WALT DISNEY.

 YOSHIRO TATSUMI si distaccherà poi dal maestro, elaborando il genere GEKIGA, meno cartonistico e più realista, per raccontare il mondo reale invece che per evaderne. Agli appassionati dei MANGA piacerà, il lettore medio troverà "UNA VITA TRA I MARGINI" un pò lento ma alla fine ne saprà di più come lavora un grande autore di FUMETTI.