sabato 31 ottobre 2015

ZEROCALCARE, PRIGIONIERO DELLE CONSEGUENZE DEL SUO SUCCESSO

L'ELENCO TELEFONICODEGLI ZOCCOLI

Dopo 288 pagine l'abbiamo capito ZEROCALCARE è un po' stressato del successo. In realtà bastava leggere il titolo della sua nuova raccolta di materiali pubblicati sul blog ( dal marzo 2013 all'aprile 2015) per farsene un'idea: L'ELENCO TELEFONICO DEGLI ZOCCOLI. Che nel gergo romano sono quelle persone o eventi che ti tocca gestire anche se ne faresti veramente a meno.

Chi ha incontrato MICHELE RECH, alias ZEROCALCARE, sa che l'apparenza può ingannare: il fumettista di REBIBBIA sembra l'uomo più imperturbabile del pianeta, Con una calma ormai quasi ZEN, come se passasse ancora le sue giornate a doppiare documentari di caccia e pesca, come faceva qualche anno fa per arrotondare. Invece no.

ZEROCALCARE è sempre prossimo al collasso nervoso, con pulsioni assassine, che sfoga sui social network e sublime nel disegno. L'elenco delle cose che lo fanno impazzire è lungo : da alcuni stress comprensibili, come i fan che chiedono disegni a tutte le ore via cellulare e via social, ad altri meno scontati (quando muore UAN, il pupazzo storico di BIM BUM BAM negli anni novanta ZEROCALCARE si scatena contro chi esterna il suo dolore su FACEBOOK).Oltre alle esplosioni di rabbia, sedate solo da dose massicce di serial americani a tutte le ore, ci sono altri inconvenienti del successo ZEROCALCARE cerca di tenere insieme la candidatura al premio STREGA con l'attivismo nei centri sociali e foto in cui è costretto a posare perfino con la cravatta e i manifesti disegnati in solidarietà verso gli amici di tante battaglie che finiscono "bevuti", cioè arrestati.

E' il solito ZEROCALCARE, sempre efficace sempre divertente nel suo citazionismo da figlio degli anni ottanta, sempre capace di cogliere umori e inquietudini di una generazione che non è raccontata dalla letteratura, dai giornali, dalla tv. Eppure L'ELENCO TELEFONICO DEGLI ZOCCOLI sembra quasi una supplica,ZEROCALCARE chiede di non essere un guru, un personaggio, un'intellettuale pubblico.

Troppo tardi, caro CALCARE, non si può essere esordienti per sempre. Hai venduto alcune decine di migliaia di copie di troppo per desiderare il basso profilo. Quando si ammette di essere giovani promesse, per citare EDMONDO BERSELLI, l'unica scelta è se entrare a far parte della categoria dei "venerati maestri" o rassegnarsi ad arricchire le fila dei "soliti stronzi"

lunedì 5 ottobre 2015

COSI CAMBIANO I PERSONAGGI BONELLI: SEMPRE PIU' SUPEREROI, SEMPRE MENO ICONE CLASSICHE

Per anni la BONELLI ha costruito le sue fortune sulla ripetizione di un canone: TEX era sempre TEX, DYLAN DOG ha cercato per trent'anni di riproporre schemi e atmosfere inventati da TIZIANO SCLAVI negli anni ottanta ogni numero di JULIA era coerente con tutti i paradigmi della serie. la sperimentazione veniva tenuta ai margini, nelle testate più recenti, nelle miniserie o negli speciali.

Poi, soprattutto dopo la morte di SWERGIO BONELLI e complice il calo delle vendite di tutto il comparto editoriale, la casa editrice ha provato varie strade. Il fenomeno più generale che si osserva è un'evoluzione verso il modello dei comics di super eroi americani: DYLAN DOG ha una continuity con sotto trame e più versioni del personaggio (il DYLAN classico, quello nel futuro dispotico, quello invece "rinfrescato" dalla gestione di ROBRTO RECCHIONI).

l'universo di NATHAN NEVER è in continuo cambiamento, perfino di TEX escono versioni non canoniche, anche se ancora in volumi fuori collana. E poi ci sono i "TEAM UP", cioè l'incontro-scontro tra due eroi di collane diverse, operazione inventata dalla MARVEL negli anni settanta come puro marketing (per far conoscere ai lettori di una serie i personaggi di un'altra) e poi diventata essa stessa genere narrativo.

Un caso interessante è lo speciale di DRAGONERO, la collana fantasy della BONELLI (che secondo i dati riportati dal sito Comicus vende la più che dignitosa cifra di 23 mila copie mensili). Nelle 128 pagine a colori scritte da STEFANO VIETTI e disegnate da uno dei disegnatori boneliani di maggior talento, WALTER VENTURI, il guerriero IAN ARNILL (DRAGONERO) incontra ZAGOR, lo SPIRITO CON LA SCURE. E dopo l'inevitabile scazzottata iniziale frutto di incomprensioni, i due si alleano contro un comune nemico in un intreccio classico di varchi dimensionali, cristalli potentissimi (dopo il cubo cosmico della MARVEL), eserciti da sterminare e tutto il repertorio.

Lo speciale DRAGONERO AVVENTURA A DARKWOOD è gradevole, lineare, molto ben disegnato. Ma contiene un'insidia: gli eroi boneliani stanno inseguendo i super eroi, ma quelli degli anni settanta-ottanta, solari, spensierati, impermeabili al mondo reale in cui venivano letti.

Questa è l'epoca di ROBERT KIRKMAN, lo scrittore di THE WALKING DEAD, di comics che smettono di interpretare i cliché, di seguire i generi e si muovono in autonomia creativa.

La BONELLI ha scelto di uscire dalla sua nicchia dorata, unica, dove era monopolista, e di cimentarsi con la competizione. Scelta rispettabile e comprensibile,  ma ora tocca imparare molto in fretta a fare un FUMETTO in modo diverso, o si perderanno i vecchi lettori senza trovarne di nuovi.

venerdì 2 ottobre 2015

SCAPPARE DALLA SOCIET' NON E' POSSIBILE: IL MITO DELLA" VITA NEI BOSCHI" E' UN'ILLUSIONE

I PESCI NON HANNO SENTIMENTI"
E' la stria di un'illusione, molto diffusa, anche se ora solamente come nostalgia di anni settanta mai vissuti. quello che i nostri problemi individuali siano colpa "della società", o del sistema, e che quindi sia insufficiente abbandonare la "società" e il "sistema" per ritrovare se stessi e vivere in un paradiso di pace e concordia.

MICHELE PETRUCCI è un autore che anche nel tratto, rifugge l'eccesso e l'accumulazione, le sue tavole sono disegnate in una alternanza di bianchi e azzurri dove però sono i bianchi a lasciare traccia nell'occhio del lettore. E in questo spazio bianchi RINO cerca un senso: è un grafico, ha studiato da artista ma guadagna uno stipendio ritoccando al computer foto di defunti per le lapidi, un lavoro come un altro (chissà se esistono d'avvero posti come la RIP color).

In un'epoca di passioni deboli e cronica assenza di slanci. RINO oscilla tra la tentazione di trascinarsi da un giorno all'altro, con piccole strategie di sopravvivenza come catalogare le persone secondo i tipi criminali di CESARE LOMBROSO, e il desiderio di fuggire in un altrove che non riesce a immaginare. Il suo amico JOHNATAN è l'alternativo da stereotipo passa da una moda all'altra, stanco di essere solo un freegan (quelli che vivono degli scarti della società dei consumi raccolti nei cassonetti) ha leggiucchiato Henry DAVID THOREAU e la sua "WALDE-VITA NEI BOSCHI" e convince RINO ad andare insieme nella foresta.

Per JOHNATAN è solo una tappa di mille ossessioni effimere, RINO non ha il cinismo dei contestatori di professione e quindi si immerge nell'esperienza convinto  di vivere qualcosa di importante. Il racconto di PETRUCCI, con i suoi personaggi affilati e i corpi bidimensionali, ci guida alla più scontata delle scoperte che però il nostro cervello è in grado di rimuovere ogni volta come la memoria del dolore: gli uomini (e le donno) sono gli stessi, in cima a una palafitta come nelle villette a schiera col giardino, non basta cambiare il fondo per rendere le persone migliori.

Non si può rivelare il finale, che purtroppo non ha molto di sorprendente, ma PETRUCCI lo lasdcia in sospeso quanto basta da costringere il lettore a conservare un po' dell'inquietudine di RINO anche dopo aver chiuso il libro.