sabato 5 marzo 2016

L'AMORE CASTO DI TOMOJI NEL GIAPPONE RURALE, JIRO TANIGUCHI IN VERSIONE BUDDISTA

SI CHIAMAVA TOMOJI
La cosa più interessante di SI CHIAMAVA TOMOJI è che senza l'apparato redazionale in coda al volume sarebbe praticamente incomprensibile. E questo è piuttosto strano per un autore come JIRO TANIGUCHI che è sempre stato tra i più universali ed esportabili del MANGA d'autore,  tanto che è diventato una celebrità prima in FRANCIA e solo più tardi nel suo GIAPPONE.

Di TANIGUCHI RICORDIAMO OPERE D'AZIONE, ANCHE VIOLENTE, E ALTRE LEGGIADRE, COME l'uomo che cammina O gourmet. Ma la barriera culturale d'accesso di solito è bassissima. SI CHAMAVA TOMOJI è invece una biografia pensata per il bollettino trimestrale del tempio BUDDISTA frequentato dalla moglie di TAMAGUCHI (e talvolta anche da lui stesso): è il racconto della vita della fondatrice, TOMOJI UCHIDA. Questa ragazza sensibile e attenta cresce nelle campagne NIPONICHE del periodo (1912/1926).

Visto che è brillante nello studio, riesce a emanciparsi dalle mansioni rurali e ascendere nella gerarchia della rispettabilità, diventando una sarta di KIMONO 
: TOMOJI sposa FUMIAKI ITO che poi diventa un leader spirituale che fonda la setta SHINNYO-EN spingendo il buddismo ad aprirsi sempre di più ai laici, oltre la sua mensione monastica.

Tutta questa parte , cioè la nascita di questa nuova pratica religiosa, è però esclusa dal FUMETTO di TANIGUCHI che si concentra sulla nascita dell'amore tra TOMOJI e ITO, una storia "senza picchi emotivi" come dice lo stesso autore, raccontata con lo stile rarefatto del maestro giapponese (e qui si avvale di un supporto nella sceneggiatura, con MIWAKO OGIHARA)

Qualche sguardo, pochi incontri, un senso di predestinazione, una forma di serena rassegnazione all'ineluttabilità del destino. Quanto di più lontano si può immaginare dal classico schema occidentale "lui-si innamora-di-lei-e-alla.fine-la-sposa" TANIGUCHI spiega, in una intervista che chiude il libro, di non essere interessato all'esattezza biografica di ogni dettaglio e neppure troppo alla dimensione spirituale.

SI CHIAMAVA TOMOJI  è soprattutto l'eco di un GIAPPONE lontano che non c'è più e del BUDDISMO evoca un certo senso di riconciliazione con il tutto più che i  dettagli della pratica religiosa. Per quanto diverso dal solito è comunque sempre JRO TANIGUCHI. Non si può non apprezzarlo.

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